Convoluzione

The mixed media installation Convoluzione/Convolution was made during three weeks of intensive work in Florence, and shown as a site specific exhibition for the gallery Chiasso Perduto March-April 2024. The exhibition was curated by Sandra Miranda Pattin and Francesca Morozzi. The work consisted of ten parts distributed in three rooms. See documentation under. Brief documentation on vimeo

Convolution by Sandra Miranda Pattin

A vanishing point, not necessarily in its most technical sense but in its poetic one, an invisible reference towards which one of the many possible perspectives is formed, the probability of vanishing but also of bringing back its content or perhaps a lost echo. It is an invisible line, the metaphor of a life pattern that we are tracing and retracing, believing we will find something unknown. Is it perhaps in the act of tracing the escape that some meaning of existence is found? By listening and following a predetermined path in four moments of the day, Erik looks for the frequencies that can then converge in this vanishing point, even those that we are not able to hear normally, asking himself, for example, how an insect perceives the world, and how to interpret that dimension and bring it into the human experience. He is particularly interested in intersections, both those that occur along a route, where there is a sort of pause or tension such as that orchestrated by the traffic lights that mark the passage, and those that occur in the meeting of frequencies in space. These intersections are also found as a counterpoint in the stereoscope, a technology from 1900, through which we are invited to perceive sound in conjunction with images recorded from hip height, an unusual perspective in which we give up control of the content, consequently we listen through our body rather than with it. Erik brings an external chaos into space, the chaos is dissected, mapped, transformed and placed on the trajectory towards vanishing points, a series of points where things disappear, the illusion of going elsewhere or of being able to understand that elsewhere. The artist quotes the Norwegian writer Tor Ulven, who defined art as that which recalls the impossibility of satisfying an infinite need, infinite therefore that point towards which the piano strings converge and vibrate not only with the frequencies of the city but with those that our presence emits, becoming part of the trajectory. Experiencing the path to a vanishing point feels like an endless walk with the possibility of life in between. The work was kindly supported by Det norsk komponistfond and Komponistforeningen.

The hand of lines The entropy of insects and ashes (of Florence), composition of 2 minutes Crushed mono crosswalk One path, four walks, binaural sound and stereographic images, composition of 43 minutes Stereogram time (Loggia del Bigallo) Vanishing point, sound loop of 7 minutes, based on a poem by Tor Ulven Arms and window, video loop of 22 minutes One path, four strings, sound composition of 34 minutes Space time tension, single string, glass disk and sediments from Arno Misericordia in plastic, video loop of 2 minutes

Convoluzione Sandra Miranda Pattin

Un punto di fuga, non necessariamente nella sua accezione più tecnica ma in quella poetica, un riferimento invisibile verso cui si forma una delle tante possibili prospettive, la probabilità di svanire ma anche di riportare il suo contenuto o forse un’eco perduta. È una linea invisibile, la metafora di uno schema di vita che stiamo tracciando e ripercorrendo, credendo di trovare qualcosa di sconosciuto. È forse nell’atto di tracciare la fuga che si trova il senso dell’esistenza?

Ascoltando e seguendo un percorso predeterminato in quattro momenti della giornata, Erik cerca le frequenze che possono poi convergere in questo punto di fuga, anche quelle che non siamo in grado di sentire normalmente, chiedendosi, ad esempio, come percepisce il mondo un insetto, e come interpretare quella dimensione e portarla all’interno dell’esperienza umana. A lui interessano particolarmente le intersezioni, sia quelle che avvengono lungo un percorso, dove c’è una sorta di pausa o di tensione come quella orchestrata dai semafori che segnano il passaggio, sia quelle che avvengono nell’incontro di frequenze nello spazio . Queste intersezioni si ritrovano come contrappunto anche nello stereoscopio, una tecnologia del 1900, attraverso la quale siamo invitati a percepire il suono in concomitanza con immagini registrate dall’altezza dei fianchi, prospettiva insolita nella quale si rinuncia al controllo del contenuto, di conseguenza ascoltiamo attraverso il nostro corpo anziché con esso.

Erik porta nello spazio un caos esterno, il caos viene sezionato, mappato, trasformato e collocato sulla traiettoria verso i punti di fuga, una serie di punti dove le cose scompaiono, l’illusione di andare altrove o di poter capire quell’altrove.

L’artista cita lo scrittore norvegese Tor Ulven, che definiva l’arte come ciò che ricorda l’impossibilità di soddisfare un bisogno infinito, infinito quindi quel punto verso cui convergono e vibrano le corde del pianoforte non solo con le frequenze della città ma con quelle che la nostra presenza emette, diventando parte della traiettoria.

Sperimentare il percorso verso un punto di fuga sembra una passeggiata senza fine con la possibilità della vita nel mezzo.